Abbronzatura in gravidanza: perché la pelle si colora

abbronzatura in gravidanza
Linda Tosoni

 

Esperta del benessere femminile

 

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L’abbronzatura in gravidanza è quel meccanismo attraverso il quale la nostra pelle si “colora” sotto l’azione dei raggi UV della luce solare a della luce artificiale di una lampada abbronzante.

Si tratta dunque di una reazione del tutto naturale della nostra pelle, che in tal modo si assicura la giusta protezione dai raggi solari.

Ma come funziona l’abbronzatura in gravidanza? È sicuro abbronzarsi in gravidanza?

Nella nostra guida odierna ci occuperemo di questo – e di molto altro! – nella speranza di fornire un concreto supporto a tutte le donne che desiderano potersi abbronzare in sicurezza e consapevolezza. Andiamo con ordine!

Abbronzatura in gravidanza: ecco cosa avviene con l’esposizione solare

Iniziamo subito con il sottolineare che l’abbronzatura in gravidanza segue regole sovrapponibili a quelle di altri periodi  della vita e che quando ci si espone alla luce solare o, più in generale, a una fonte di raggi UV, la melanina presente nella pelle viene “attivata”.

Alla base dell’epidermide lo strato superficiale della pelle, si trova infatti lo strato germinativo che è costituito da un’unica fila di cellule in continua riproduzione.

A questo livello, ogni circa 10 – 12 cellule, si trovano delle cellule particolari dette melanociti, che hanno la funzione di produrre melanina, ovvero quel particolare pigmento che ci contraddistingue dando un colore unico alla nostra pelle. È insomma a causa dei melanociti che alcune persone hanno l’impressione di abbronzarsi molto rapidamente, e altre persone hanno invece l’impressione di una pelle che non si abbronza.

I melanociti sono infatti stimolati dalla luce solare e producono piccoli “tentacoli” che si allungano tra gli strati di cellule verso l’alto. La melanina si distribuisce su questi piccoli tentacoli come tanti bottoncini, si ossida e assume un colore sempre più scuro, dando dunque la tonalità che determina un’abbronzatura più o meno intensa.

Insomma, il colore si crea a partire da una vera e propria struttura di protezione, come se fosse uno schermo naturale, alla base dell’epidermide, finalizzato a tutelare il nostro organismo dall’azione dei raggi UV. A questo livello sono presenti le cellule che daranno origine a cellule figlie, che andranno a costituire gli strati sovrastanti. Mantenere sani i nuclei delle cellule madri, significa mantenere il resto del tessuto sano!

L’abbronzatura: un meccanismo di protezione

Da quanto sopra abbiamo cercato di riassumere, ne deriva che la melanina quindi, aumenta con l’esposizione solare, ed è un meccanismo che la pelle pone in essere per proteggersi.

Si tenga tuttavia conto che oltre all’abbronzatura, l’esposizione ai raggi ultravioletti stimola alcune reazioni del corpo come la produzione di vitamina D a livello cutaneo, una sostanza di grande aiuto per molti processi, come quelli che intervengono nel metabolismo delle ossa.

L’aumento della melanina é inoltre un processo che parte dalla sintesi di un particolare aminoacido (tirosina), collegata ad un’altra sostanza particolare: la dopamina coinvolta nel processo di regolazione dell’umore.

È anche per questo motivo che spesso si dice che “la luce è vita”: ci si riferisce proprio a questi effetti, con la luce solare che notoriamente assicura un migliore umore e un più intenso benessere al nostro organismo.

Come se quanto sopra non fosse sufficiente, rammentiamo anche che esporsi alla luce incrementa il livello di un’altra sostanza essenziale, la serotonina, regolatrice di molti aspetti dello “star bene”.

Dopo le 17 ci si abbronza? Ecco come prendere il sole correttamente!

Nelle righe di cui sopra ci siamo concentrati sul rammentare come lasciarci invadere dalla luce in maniera consapevole sia un comportamento opportuno, poiché il suo piacevole tepore dona una sensazione di piacere e di benessere.

Naturalmente, però, bisogna gestire correttamente l’esposizione solare per evitare possibili danni e, in particolar modo, prestare grande attenzione alle prime fasi dell’abbronzatura.

Dopo la stimolazione dei raggi ultravioletti, infatti, il processo di abbronzatura inizia con un arrossamento più o meno intenso della pelle.

Il rossore si manifesta poco prima della formazione di melanina e rappresenta la risposta immediata che la pelle “attiva” per proteggersi da questo attacco esterno. Successivamente entra in gioco la già rammentata melanina, che si concentra verso la superficie dell’epidermide, impiegando 4 – 5 giorni per dare il colore alla pelle.

È a quel punto che il nostro organismo ottiene la protezione auspicata, con la melanina che può assolvere al proprio compito di schermare e attenuare gli effetti dei raggi UV, impedendo che vengano danneggiate le cellule dell’epidermide e del derma sottostante.

È proprio per questo motivo che consigliamo una massima cautela nell’esposizione, con un’accortezza maggiore che deve essere adottata nei primi giorni, per dar tempo alla pelle di prepararsi a difendersi.

Proprio nei primi giorni di esposizione alla luce solare potrebbe essere opportuno prendere il sole con maggiore prudenza. Non solo il sole delle 17 abbronza, ma può farlo anche in misura più rispettosa delle proprie esigenze di “prima abbronzatura”. In altri termini, dopo le 17 ci si abbronza, e lo si fa in modo più intelligente se non si è già dato il tempo al nostro organismo di produrre la melanina necessaria per poter tutelare le cellule dell’epidermide e del derma.

Abbronzarsi in gravidanza, qualche consiglio!

Abbronzatura in gravidanza- Cosa succede se prendi il sole in gravidanza? Come abbronzarsi in gravidanza? Quanto si può stare al sole in gravidanza?

Scopriamolo insieme.

L’abbronzatura in gravidanza, ovvero in una condizione in cui gli ormoni regolano in maniera più particolare ogni reazione dell’organismo, deve essere gestita con ancora maggiore attenzione. In questo contesto, infatti, gli elevati livelli di estrogeni della donna in dolce attesa finiranno con l’influenzare i melanociti ad un lavoro maggiore, con l’aumento conseguente di melanina: è per questo motivo che si ha la corretta impressione che durante la gravidanza ci si abbronzi di più, con i melanociti che genereranno un eccesso di pigmento in grado di rendere la pelle più scura, per renderla più resistente alle modificazioni che dovrà subire.

Insomma, l’abbronzatura in gravidanza corre il rischio di essere molto più intesa, ma questo significa anche che si deve riporre maggiore cautela nella gestione della pelle, che è a maggiore rischio di macchie.

In genere, la comparsa delle macchie coincide con la fine del primo trimestre di gestazione e rappresenta una condizione imprevedibile, rappresentando uno degli inestetismi della gravidanza più temuto.

Le macchie gravidiche possono presentarsi come chiazze irregolari scure, generalmente sulla fronte, contorno occhi, guance o area del naso e della bocca, formando la cosiddetta “mascherina gravidica”.

Possono altresì interessare anche altre aree del corpo come la pancia, la “linea alba” che si trova tra ombelico e pube, l’areola mammaria del seno e alcune parti dei genitali.

Al termine del percorso gravidico e dopo la fine dell’allattamento, di norma queste aree così scure si attenuano e regrediscono. A volte, però, non del tutto.

Eritemi e scottature

Tornando alla corretta abbronzatura in gravidanza e, più in generale, alle regole di una corretta esposizione solare, dopo i primi tempi nei quali ci si espone, la pelle ha prodotto naturali meccanismi di protezione come la pigmentazione e – solo in seguito – si verifica una sorta di ispessimento dello strato corneo che impedirà o ridurrà la penetrazione dei raggi UV.

Quando la pelle non è adeguatamente pronta o ci si espone in maniera eccessiva rispetto al proprio fototipo, si possono però creare reazioni come un eritema o una scottatura, reazioni che rappresentano la risposta della pelle ad un’aggressione eccessiva dei raggi solari, con la possibile comparsa di bruciore, dolore, prurito, fino ad arrivare alla formazione di bolle.

È ovvio come questi danni possono essere pericolosi per l’invecchiamento della pelle, per la possibile formazione di macchie fino a forme più gravi patologiche come i melanomi.

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Quale protezione solare usare in gravidanza?

La necessità di schermare e difendersi dagli eccessi dei raggi solari è stata soddisfatta nella storia in misura variabile. In antichità si presume ad esempio venissero utilizzate sostanze reperite in natura come fango o argilla resi in poltiglia e applicati sulla pelle.

Gli schermi solari per l’abbronzatura in gravidanza

Oggi giorno, per quanto riguarda gli schermi solari, si procede con l’utilizzo di prodotti da banco, reperibili facilmente in commercio, in cui il filtro solare è una sostanza in grado di schermare, riflettere o disperdere la radiazione solare in misura evidentemente più efficace. Ma quale scegliere?

Oggi i prodotti in commercio sono caratterizzati da una sigla (SPF, sun protection factor, ovvero il fattore di protezione solare), con un numero di fianco, che ci indica il livello di protezione garantito. In linea di massima, più alto sarà l’spf, più sarà alta la protezione al sole.

Recentemente si é uniformato in ambito europeo il concetto di protezione a 4 forme protettive, introducendo una divisione in classi:

  • protezione bassa (15 spf)
  • protezione media (30 spf)
  • protezione alta (50 spf)
  • protezione molto alta (50+)

Non esiste una “protezione” che sia migliore delle altre, poiché tutto dipenderà principalmente dal proprio tipo di pelle. Nel dubbio è tuttavia opportuno orientarsi verso le protezioni più elevate.

Come esporsi al sole senza rischi

Come proteggersi dal sole in gravidanza e come esporsi al sole?

Ancor prima dei filtri solari, la protezione preliminare dovrebbe essere praticata attraverso gli indumenti e mediante qualche accorgimento, evitando:

  • di esporsi se la pelle è irritata, arrossata o non integra,
  • eccessi di esposizione rispetto al proprio fototipo,
  • esposizioni in orari centrali dalle 10 del mattino alle 16 del pomeriggio.

Per un’abbronzatura in gravidanza, è inoltre opportuno indossare un cappello, che ripari bene la testa, le orecchie e il viso, e aiutarsi con gli occhiali scuri per tutelare gli occhi.

Lampada solare in gravidanza: si può fare?

Concludiamo il nostro approfondimento sull’abbronzatura in gravidanza cercando di rispondere a una domanda piuttosto comune. Ovvero, si può fare la lampada solare in gravidanza?

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In linea di massima non vi sono grandi differenze tra la lampada solare in gravidanza e l’esposizione al sole. Per evitare inutili rischi sia di esposizione che di surriscaldamento del corpo, sottoporsi alle lampade abbronzanti durante la dolce attesa, à stato vietato dalla legge da qualche anno, come del resto esiste il divieto per i minorenni.

Quindi, buona abbronzatura in gravidanza e…solo di tipo naturale!

Su di me

Linda Tosoni

Dopo un’esperienza professionale ventennale come ostetrica ospedaliera, insegnante, consulente e titolare di un istituto di bellezza, ho deciso di creare un vero e proprio metodo per il benessere, dedicata alla donna in gravidanza.

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